mercoledì 1 ottobre 2008

MATAJUR

Marisa e Luca domenica 28 settembre 2008

Le Doline hanno nella terra

Il profumo dei segreti del cosmo
Ogni foglia ogni fiore lo sa.
Le radici degli alberi
Cantano le intricate vie per giungere alle essenze
Raccolte nei loro artigli muti.
Le Doline conoscono la sabbia di Nediza
Tana verde argento delle lacrime di Tanta
Le sue stelle rosse,
la cometa smarrita.
Matajur ascolta ogni grido, ogni sospiro
Adegua ogni musica al suo pianto e al suo riso,
la fa sua.
Senza incertezze, lui è grigio azzurro di profumo:
sa
come sa il vento
che tu ritornerai, ancora e ancora.

Tratta dalla raccolta: “ il cerchio”.[/I] ...



Il Matajur è la montagna dove sono cresciuto e volentieri oggi ne ripercorriamo i sentieri, e man mano che i miei passi salgono i dolci pendii i ricordi della mia infanzia ritornano alla mente con progressiva chiarezza. Sono lunghe storie, affascinanti e gradevoli, mi tornano magicamente in testa, in bianco e nero con le sfumature della neve che negli anni 70 scendeva copiosa. 





E’ così che una domenica “di ripiego” si trasforma per incanto in una piacevole escursione e mentre salgo il sentiero mi sembra quasi di rivedere le persone che tanto tempo fa frequentavano questa bella montagna ogni domenica. Iniziamo a monte del Rifugio Pelizzo e per il 736 ci dirigiamo verso la cima.





Superato il primo balcone roccioso, dove tanti anni fa sorgeva la baracca del gruppo elettrogeno che alimentava gli impianti di risalita seguiamo l’indicazione per il rifugio Dom Na Mataiure inaugurato nel 2000 e splendidamente gestito da un gruppo di persone delle Valli del Natisone, amanti della montagna e strettamente legato alle tradizioni della Slavia Veneta.




Nel rifugio si parla prevalentemente il dialetto Sloveno e sono profondamente mantenute le tradizioni di questi luoghi di confine. Le immagini nella mia mente rivedono i due tronconi “Arnica” e “Genziana” che caratterizzavano le piste da sci degli anni 70. E allora mi ricordo di quando ancora non c’era il rifugio e ancor prima non c’era la strada e si partiva da Montemaggiore a piedi, raggiungendo prima la “Baita del Pino” e poi su per ritrovarsi a fine giornata di nuovo a Montemaggiore da Zuanella in quello che una volta era l’albergo Italia, ora completamente  abbandonato.




Dal rifugio che sorge in posizione stupenda gli sguardi già spaziano in tutte le direzioni. Verso il basso si vedono le malghe della Marsinska Planina e la vista spazia sulle valli del Natisone e giù giù fino al mare. Il panorama ci offre Il Cuarnan, il Chiampon, la catena dei Musi e lo Stol e poi dietro il gruppo del Canin, il Forato e il Rombon, il Mangart e lo Jalovec. Stupendo. Dolcemente raggiungiamo la cima dove nel 1962 fu eretta una bellissima cappella al redentore, idea di mons.Pasquale Guion e del comm.Cesare Blasigh e fortemente voluta dai cividalesi e dai valligiani. La chiesetta fu eretta in sostituzione di un precedente obelisco danneggiato dalle intemperie e da atti vandalici.




Molti libri di vetta conservati raccontano aneddoti e storie interessanti e gradevoli, con le più svariate frasi e dediche di gente da ogni parte del mondo. E’ dalla vetta che si gode il massimo di questa semplice ma gratificante escursione, quando la vista può ruotare a 360 gradi regalandoci anche il gruppo del Krn ( monte Nero) con la sua inconfondibile forma, del Rosso e della catena del Vrata, dell’altipiano di Ternova e giù fino al Carso. In giornate di cielo nitido si intravede il Grossglockner e poi dall’altra parte fino al Pelmo e Civetta. Impossibile non voler bene a questa “grande montagna”, la Baba come veniva chiamata nell’antichità.





Dalla cima dopo una pausa scendiamo per il sentiero che seguendo la linea di confine scende in direzione di Cepletischis , attraversando una zona caratterizzata da rocce carsiche.




Questo sentiero dedicato al dott. Sergio Muzzolini amante del Mataiur e socio del CAI di Cividale rientra nel itinerario del Sentiero Italia e si collega al 736A proveniente da Masseris. Raggiunta una mulattiera lastricata si abbandona questo sentiero seguendo le indicazioni per il rifugio Pelizzo e con dolce discesa si passa per fonte Skrila e la palestra di roccia, attraversando un bellissimo bosco di faggi, castagni e carpino.




Seguendo il sentiero si raggiunge la strada nei pressi dell’osservatorio astronomico vicino al rifugio Pelizzo.




Una breve sosta al rifugio per una fetta di torta ai mirtilli e una bella birra in compagnia del gestore, l’amico Stefano Sinuello e poi giù verso valle per la stradina panoramica di Montemaggiore. Bello il Matajur .Ne abbiamo percorso i dolci fianchi, ascoltando i suoi silenzi mentre da solo parla con il vento, abbiamo colto l'incontro di gente "diversa" ma quassù uguale, raggiunto la cima senza doverla conquistare. Un traguardo, un respiro lieve e allo stesso tempo selvatico verso il sereno azzurro del cielo, sapendo con piacere che possiamo tornare ancora e ancora.



2 commenti:

  1. Luca writes:Ciao, sono Luca nato a Cervignano ma il monte Matajur mi e' nel cuore, e' il mio secondo amore. Nei miei momenti di solitudine e sconforto salivo al rifugio Pelizzo e mi guardavo il panorama.... e solo chi e' salito al Matajur puo' capire. Scrivimi se vuoi, mi piacerebbe avere delle foto di quando al Matajur si sciava.... luca.mede@yahoo.it Sei grande! Cordialmente, Luca

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  2. Ciao Luca grazie della visita . Il Mataiur è per me speciale e ci torno sempre volentieri , non mi tradisce mai. Se vuoi dai una occhiata anche qua http://my.opera.com/luca_63/blog/mataiur-il-vento-e-laurora.sicuramente ho qualche foto vecchia, Poi se ti interessa ti consiglio il libro "Mataiur" che è veramente ben fatto e puoi trovare sia sul sito del Cai di Cividale che al rifugio Pelizzo. Se trovo delle foto vecchie quando si sciava te le mando . In compenso ho un filmato in super8 salvato su dvd del 1962-63 con vecchi filmati del mataiur con le prime gare di sci e dell'inaugurazione delle chiesa sulla cima ..... mitico secondo me. Ciao

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