domenica 25 gennaio 2015

MONTE JOUF: da Maniago per Forcella Crous


Senza nulla togliere alla cima, che offre un notevole panorama sulla pianura Pordenonese e sulle vicine cime innevate delle Dolomiti d’Oltrepiave, la vera sorpresa è stata percorrere l’ Antica Strada della Valcellina per Forcella Crous.



In direzione Montereale, poco prima del ponte di Ravedis, un sentiero. Catalogare un sentiero con un numero è riduttivo, rende anonima quella che era fino ai primi del 900 l’unica via di accesso dalla pianura alla isolata Valcellina. Da qui, inoltrandoci nella splendida e isolata Valle di Sant’Antonio ci incamminiamo lungo questo vecchissimo percorso, che attraverso la Forcella La Crous conduce a Bosplans e Andreis. Dai primi del 900, prima della attuale strada che sfrutta il traforo del Monte Fara, un’altra antica strada era la via di accesso, ora ancora visitabile e meta di una pittoresca escursione. Tra il monte Fara e il monte Jouf prende forma lungo la valle di Sant’Antonio, la nostra escursione che ci porterà prima alla forcella e poi per sentieri a volte piuttosto ripidi e poco segnati alla cima del Monte Jouf.


Passi lastricati si susseguono sulla sempre ampia mulattiera che,  in parte in piano, in parte in salita procede a mezza costa lasciando, intravedere l’invaso verde smeraldo delle acque del Cellina. Per un po’ il sole fa fatica ad uscire dalle foschie, che comunque non impediscono di vedere la prima pianura con il sassoso corso del Cellina. Poi il sole si fa largo e sarà così per tutto il giorno. Edere, pungitopo, primule e qualche bucaneve ci fanno compagnia mentre, inoltrandoci nella valle di S.Antonio ci allontaniamo dai rumori di fondovalle per lasciare che sia il bosco a dire la sua. Superata la schiarita su cui sorge la Chiesetta di S.Antonio, sempre in dolce pendenza ci lasciamo accompagnare dal sentiero che ci porta ad immergerci in un vero e proprio tunnel di noccioli, ornielli e altri arbusti, nel quale è molto piacevole procedere, tra file di muretti in pietra ricoperti di muschio.











La forcella La Crous, crocevia di sentieri, immersa nel bosco di faggi e pini, si raggiunge in circa un’oretta e mezza. Da qui in poi si piega a destra e si inizia a soffrire. Il sentiero è meno agevole e si impenna a seguire il crinale ovest del Monte Jouf, tocca anche fare un po’ attenzione ai segnavia e non farsi distrarre dalle numerose tracce e diramazioni. Le viste sul Raut e il sottobosco, nonostante qui sia a nord, particolarmente luminoso, sono un buon antidoto alla fatica e alla frizzante temperatura del versante dove un’arietta dispettosa proviene dalle montagne.








Accelerò un po’ per scaldarmi fino a raggiungere  il crinale dove il sentiero piega sull’opposto e assolato versante meridionale. Una sosta per prender fiato ci regala prime viste attraverso il bosco verso il Monte Fara e le bianche cime innevate del gruppo del Col Nudo.




Il sentiero ora, dopo una breve discesa a contornare alcune pareti rocciose, procede lungamente in piano nel bosco vario, fino alle prime schiarite che precedono l’aperta sella sotto la cima del Monte Jouf. Finalmente gli occhi possono guardare lontano, verso nord, a catturare interessanti panorami. Per raggiungere la Croce di vetta ed assaporare sentimenti conosciuti, ma ogni volta emozionanti, un breve strappo e qualche antenna a rovinar paesaggi.











La panchina è messa lì apposta e ne approfittiamo per un’altra sosta, il panorama sulla pianura è molto esteso e nonostante la foschia, piacevolissimo. Le procedure di rito sulla cima precedono la discesa verso malga Jouf, dove, lungo questo breve tratto, si possono godere forse le più belle viste sul superbo Raut imbiancato in  cima. I prati di Pala Barzana si arrampicano su,  fino ad aggrapparsi alla grande parete rocciosa. 









La sosta a Malga Jouf è breve, un paio di foto ai dintorni, poi visto l’orario e il lungo rientro che ci aspetta, ci affrettiamo lungo il sentiero che dal lato opposto, attraverso i prati, si abbassa portandoci lentamente giù tra boschetti di noccioli, tracce sassose, fitto bosco di faggio e abeti, dove a stento filtra la luce del sole pomeridiano. Non si può dire che sia una escursione monotona, tutt’altro. La varietà degli ambienti attraversati tiene sempre alta l’attenzione e stimola ad ogni svolta le nostre curiosità, anche quando, nell’ultimo tratto, il percorso coincide con la strada forestale. 



Un dedalo di sentierini non segnati e vecchie tracce porta sempre sulla strada proveniente da Maniago che seguiamo per un breve tratto per poi imboccare un’ultima mulattiera che ci riporta a pochi metri dall’auto. 




La luce del sole pomeridiano colora le case di Maniago e regala qualche angolo di bosco nascosto, ultime sorprese e gradite sensazioni che prevalgono sulla stanchezza …….



4 commenti:

  1. Quella mulattiera la conosco...è stato un piano B assieme all'Alpinauta, solo che invece dello Jof di Maniago a forcella Crus noi siamo saliti sul Fara. Questo "sentiero" me lo ricorderò per l'incredibile "volo planato" che ho fatto inciampando in un sasso nel primo tratto!!!!
    Mai fatto un volo del genere!!!! Ho riso tutto il sentiero solo "vedendomi" mentalmente farlo!!! E per l'espressione stupita di Luca che mi diceva "ma cosa fai???"............ce ridadis!!!!!!!!!

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  2. da Est ad Ovest movimento sottosopra/laterale! Le foto son tutte belle ma per me le ultime due hanno qualcosa in più: fotografare ovvero scrivere con la luce.... ;-)

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    1. Eh già caro Flavio, la luce supporta, aiuta, incoraggia lo sguardo, non esiste mai "una brutta luce" se provi e riprovi a sperimentare, le foto che ne verranno fuori se regalano emozioni, saranno come le pagine di un buon libro

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