domenica 10 aprile 2016

JAMA




Apriamo con rispettoso silenzio una porta immaginaria chiudendo fuori per qualche ora quello che sta dietro di noi.......



Il segnavia CAI 644 prende quota a poca distanza dal parcheggio sotto il viadotto dell'autostrada che sovrasta il piccolo nucleo di Raccolana. Una vecchia mulattiera sale, dapprima all'ombra dei noccioli e poco dopo in un luminoso bosco di pino nero punteggiato da fioriture di erica e pinguicola. Proseguiamo superando una passerella sopra un breve solco torrentizio e dopo un bivio continuiamo a salire piegando a sinistra, mentr si fa sempre più lontano il sottofondo dei rumori dell'autostrada. Ora la mulattiera si sviluppa per un tratto in falsopiano, il sole filtra e riscalda, mentre in lontananza si sentono scorrere le acque del torrente Raccolana. Apriamo con rispettoso silenzio una porta immaginaria chiudendo fuori per qualche ora quello che sta dietro di noi. Aggiriamo con piccole peripezie un breve tratto con quello che resta di un piccolo ponticello in legno. Poi tra qualche schianto e con fatica affrontiamo la lunga serie di brevi tornanti che si inerpicano sul versante meridionale del Monte Jama, facendo attenzione a qualche tratto un po' più esposto. Dove il sentiero, a ridosso di alcune pareti di roccia, offre una piacevole vista su Chiusaforte e sull'Amariana ci fermiamo un attimo per una breve sosta. 











Con pendenza leggermente inferiore in breve, superato l'impluvio del rio Agadoris, siamo alla forcella che divide la due cime del Monte Jama. Raggiungiamo quella occidentale con la croce posta all'interno di una boscaglia. A breve distanza, seguendo una comoda traccia si giunge ad  un grande pulpito panoramico, dove finalmente si può godere di un ampia vista. Il Plauris il Lavara e il gruppo dei Musi oltre forca Campidello ancora innevati sembrano vicini. Dall'altra parte il Pisimoni, parzialmente coperto dal Belepeit e poi ancora Plananizza, Zuc dal Bor, Cozzarel e Montusel. In mezzo il solco del Fella serpeggia sulla piana di Scluse. Peccato che il sole sia parzialmente coperto dalle nuvole, ma il posto è molto bello e prima di intraprendere la discesa verso Patoc vale la pena starsene un po' qui.














Seguendo a ritroso il bel percorso, ancora tra splendide fioriture di erica, ritorniamo alla sella per poi scendere verso Patoc. La mulattiera è ormai ridotta a sottile sentiero, siamo solo noi e il rumore delle foglie, prima leggermente in piano e poi via via sempre più ripida. Tra un faggio e l'altro, attenti ai residui di neve sotto il fogliame caliamo lungo il versante nord della montagna. Si passa a ridosso di una parete rocciosa superando un breve tratto caratterizzato dalla presenza di piccoli crolli e terreno instabile. Poi si scende ancora ripidi fino ad un bivio. Lasciamo il sentiero che raggiunge la strada e ci incamminiamo lungo una bella radura prativa che precede le ultime case del paesino di Patoc






Un breve visita alle piccole case in parte ristrutturate, si lavora negli orti, si tagliano gli alberi, il paese vive, adagiato a questa sorta di terrazza e ringrazia il sole che lo accarezza. Poco lontano, ai bordi dei prati, non molto lontano dalle case i segni del grande incendio di pochi anni fa restano ancora evidenti sugli anneriti tronchi dei pini.





Il sentiero CAI 620 si imbocca nei pressi delle ultime case, in direzione del cimitero e comodamente, scende nello stretto vallone del Rio Patoc che man mano acquista consistenza alimentato dalle trotterellanti acque di piccoli ruscelli. Ruderi, muretti a secco e salamandre pezzate ci fanno compagnia lungo la discesa. Non possiamo far a meno di pensare alla gente che, nei tempi passati, testimoniati dai numerosi resti di presenza umana e di opere di rinforzo, sfruttava questo vallone per raggiungere i piccoli appezzamenti di terra da sfruttare. 







Si scende, a fianco delle acque per poi risalire un po dove la forra scavata forma pozze, salti e cascate, poi nuovamente di scende ad attraversare il rio con un breve ponte e dove la forra precipita definitivamente inghiottita da un impercorribile canyon si riprende a salire una breve rampa con paracarri. Dall'alto dello sbocco del Vallone del Patoc ci fermiamo allungano gli sguardi verso o Zuc del Bor e le lontane case dei borgo di Costamolino.





In leggera salita si piega verso meridione, mentre sotto di noi ricompare il canale del Fella con i suoi rumori, con il suo traffico. Passiamo accanto ad una piccola cappelletta votiva dove si può dedicare uno sguardo alle case di Chiusaforte. 



E' qui che capisci che il tuo giro è finito, che sei uscito da un mondo a se e girato l'angolo improvvisamente ti ritrovi in un altro ….. completamente diverso

2 commenti:

  1. Bello....siete riusciti a fare l'anello completo! Un bel giro!
    Ps. Marisa ha cambiato taglio di capelli? Sta mooooolto bene!!!!

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    1. Si, giro completo, da gustare tutto, specialmente la discesa lungo il rio Patoc.......... Marisa ha un nuovo look, non male....... une pipine!

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